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IL MAGNESIO E I SUOI BENEFICI

Un’alimentazione ad alto contenuto di magnesio si associa al minor rischio di fratture da osteoporosi, soprattutto nelle donne. Il magnesio è un minerale ben rappresentato in gran parte dei cibi cardine della corretta alimentazione e della dieta mediterranea: verdure verdi, frutta secca a guscio, cereali, latte e latticini. La dieta mediterranea, d’altra parte, è stata riconosciuta come uno dei presidi in grado di salvaguardare anche la solidità strutturale dello scheletro; ecco perché questa ricerca focalizza l’attenzione sul ruolo che il magnesio riveste nel sostenere questo effetto positivo. Il 60% del magnesio presente nell’organismo è immagazzinato nelle ossa, anche se il suo ruolo nel modulare il metabolismo di questo tessuto è ancora poco chiaro. È invece ben nota l’associazione tra bassi livelli di magnesio e aumento del rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, diabete incluso; senza dimenticare che il magnesio è indispensabile per oltre 300 reazioni biochimiche fondamentali. I dati attuali scaturiscono dagli 8 anni di osservazione dello Osteoarthritis Initative, studio prospettico che ha coinvolto 1577 uomini e 2071 donne, con un’età media di 60 anni all’avvio, che sono stati suddivisi in 5 categorie con crescenti livelli di assunzione di magnesio da 144mg a 454mg in media. Nel corso degli anni si è visto che, tra gli uomini e le donne che consumavano la più alta quantità del minerale, il tasso di fratture era starai decisamente inferiore rispetto a quanto registrato tra i consumatori di bassi livelli di magnesio: -53% negli uomini, -63% nelle donne. Un’analisi più approfondita dei dati ha però permesso di precisare che la protezione delle fratture risultava significativa solo nelle donne che assumevano una quantità di magnesio pari almeno alla quota giornaliera raccomandata. I meccanismi secondo cui il magnesio potrebbe svolgere un ruolo protettivo sull’osso sono molteplici: dalla regolazione degli ormoni che modulano l’omeostasi calcica (calcitriolo e ormone paratiroideo), al rallentamento della trasformazione del calcio fosfato in idrossiapatite, contribuendo così alla solidità del tessuto osseo.

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